Sabato 3 maggio sul campo di Rozzano finisce il campionato 2024/2025 di Rugby Milano Sud, impegnata contro l’Asr Milano nell’ultima giornata di serie C, e finisce anche la carriera agonistica di due giocatori che in questi anni sono stati colonne portanti del Chicken e poi di RMS: Daniele “Ace” Acerbi e Riccardo Greppi.
Se la storia e il futuro di un club sono conseguenza degli uomini che ne hanno fatto parte, il segno di Acerbi e Greppi è destinato a restare a lungo. Per rendere il meritato tributo alla loro carriera, l’ingresso in campo delle due vecchie glorie sarà accompagnato da molti dei loro compagni del passato. E ovviamente la partita sarà seguita da una lunga festa.
Intervista a Riccardo Greppi

Come ti stai preparando alla tua ultima partita? “Con il solito tran tran dei tre allenamenti alla settimana, e questa è la preparazione fisica. Mentalmente continuo a ripetermi che è l’ultima partita ma è come se non lo vivessi. Non l’ho interiorizzato”.
E al dopo, come ti stai preparando? A sapere che non giocherai più a rugby? “Mi terrorizzano le domeniche all’Ikea”
Sei arrivato a RMS da uno dei club fondatori, il Chicken Rozzano. E lì come c’eri arrivato? “Facevo il master alla Liuc di Castellanza dove c’era una squadretta amatoriale, uno dei giocatori cioè Gerardo Celletti, ed uno dei miei migliori amici, Andrè Clerici, giocavano anche a Rozzano e mi hanno portato”
Come è stato il primo impatto? Era un ambiente un po’ particolare. “Sono arrivato in un momento di passaggio, alcuni dei vecchi come Tura, Ossani e Borsani stavano smettendo, e in compenso arrivava un gruppo di giovani portati in parte da Lillo Lanza che era al suo primo anno di coach: Mìcio, Pollo, Diego Squassi, tutta questa generazione. Quindi il problema di ambientarmi non l’ho avuto”
Cosa ti hanno lasciato addosso questi diciotto anni? “Dei dolori alla schiena che mi porterò dietro per tutta la vita, e delle amicizie che dureranno altrettanto”.
E’ bello giocare in prima linea? “Io ho sempre giocato lì: pilone o tallonatore. Il posto più bello del mondo, sei faccia a faccia con l’avversario. Dandosi testate per ottanta minuti si crea un rapporto che prosegue anche fuori dal campo. C’è un confronto fisico e tecnico immediato che un estremo non credo che abbia”.
Hai trovato avversari che ti hanno fatto disperare? “Molti. Barbuscia, il tallonatore di Ivrea o il ragazzo francese che giocava nel Monferrato. Gli allenatori ti dicono di mettergli la testa sul collo, ma quello il collo non ce l’aveva”.
In Rugby Milano Sud vedi una continuità con lo spirito che hai vissuto al Chicken? “Assolutamente sì. Vedo ragazzi con tanta voglia di impegnarsi e di crescere. In prima linea c’è Marioni che si allena in silenzio, ha la testa giusta, è portato. Se trova un esempio da seguire andrà lontano”.
I pensieri di “Ace” Acerbi

Quale è stata la tua prima partita ufficiale in Seniores? “La mia prima partita ufficiale in prima squadra è stata col Chicken nel 2002, era la prima partita del campionato di serie B ed è stata anche l’ultima partita di Piero Ruggeri “Tarantone” (aveva 42 anni e non avrebbe potuto giocare, infatti la perdemmo a tavolino). Dopo di quella ho vissuto altre ‘ultime partite’ per esempio quella di Fasan che coincideva con l’ultima di campionato e la promozione della squadra avversaria in serie A: doppia festa memorabile. Altre “ultime partite” sono state quelle di giocatori che hanno fatto la storia dei club: dai Borsani, a Villa, ai Tura… oppure quelle dei giovani compagni che ho accolto alla loro prima partita e salutato alla loro ultima, come Micio, Lobbia, Squassi, Flore… Infine, ho avuto anche la possibilità di giocare l’ultima partita di due compagni e qualche anno dopo la prima dei loro figli, grazie ai Giambusso e Valvassori.
Cosa ha significato giocare in questo Club? È difficile da esprimere, quindi provo con qualche numero (qui esce l’ingegnere che è in me). Ho 41 anni, le attività che faccio da più tempo sono 3: ho studiato per 19 anni, lavoro da 16 e gioco col Chicken da 23 anni: a conti fatti, fare parte della squadra seniores del Chicken e adesso di RMS è la cosa che faccio da più tempo nella mia vita (e l’unica che ho fatto per più della metà della vita). Quindi è difficile spiegare cosa vuol dire fare parte di questa squadra, perché per me è la cosa più ‘normale’ che faccio.
La partita del 3 maggio sarà la mia ultima partita, lungo la mia carriera non ho mai sofferto di gravi infortuni (chi va piano va sano e lontano), caso vuole che 3 partite fa mi sono fatto male alla spalla: non so nemmeno se e quanti minuti riuscirò a fare nella mia ultima partita. Questo mi ha un po’ deluso, anche se in modo pragmatico mi sono detto che più o meno è giusto così: tanto anche se potessi tornare indietro nel tempo a 3 partite fa e scegliere ancora se tuffarmi su quella palla a terra a 2 minuti dalla fine (e a partita decisa), lo rifarei di nuovo”
Tutta la famiglia di Rugby Milano Sud saluta e ringrazia Ace e Peppi.
Ragazzi, siete stati un buon esempio e continuerete a esserlo.